Per una cultura della sicurezza

Affermare la cultura della sicurezza nella comunità subacquea è un obiettivo centrale della missione del Divers Alert Network. È una cultura che richiede uno sforzo collettivo, e il DAN intende promuovere un dibattito che riguarda tutto il settore per far avanzare il livello di sicurezza e arricchire l’esperienza subacquea.

Il mantra della responsabilità individuale sembra voler ignorare il contesto molto sociale di uno sport che raramente si pratica da soli. Oltre ai compagni d’immersione, un incidente subacqueo può coinvolgere agenzie didattiche, operatori, centri immersione, agenzie di viaggi, negozi, organizzazioni mediche e scientifiche, produttori di attrezzature, mass media. Quasi sempre gli incidenti vengono attribuiti a errore umano, e quasi sempre le soluzioni proposte consistono in richiami a una maggiore attenzione individuale.

Anche se gli errori individuali sono una costante, per la sicurezza subacquea sarà bene valutare il ruolo del contesto sociale e promuovere interventi a livello collettivo, forse più efficaci di interventi che pongono l’accento solo sull’individuo. Per diffondere la sicurezza nella subacquea ricreativa dobbiamo rivedere sia l'attuale cultura della sicurezza (o la sua assenza) che il ruolo del singolo subacqueo e degli altri attori all’interno della comunità subacquea.

Vi invitiamo a partecipare a questa iniziativa e a condividere la vostra idea di cultura della sicurezza subacquea. Il DAN porterà il dibattito sui social media, agli incontri e nelle manifestazioni fieristiche, ma vogliamo iniziare a discutere qui, in questa rubrica. Per farlo, abbiamo chiesto a tre illustri e indipendenti modelli di riferimento della subacquea di dirci il loro punto di vista.

Che cosa significa “cultura della subacquea ricreativa”?

Jill Heinerth: La comunità dei subacquei ricreativi è composta da tante diverse sottocomunità, piccoli gruppi tenuti insieme da un negozio, un'associazione, un centro immersioni o magari un'affiliazione didattica. Ci sono gruppi caratterizzati da un alto livello tecnico, dai bellissimi viaggi che organizzano, o da come operano in sicurezza. Altri gruppi hanno fama di essere arroganti, spavaldi, o circoli chiusi. Chi fa immersioni da qualche anno si sarà accorto che le persone si muovono, passano da una parte all'altra e modificano i propri comportamenti. A volte il cambiamento viene con la saggezza dell'esperienza, a volte con l'esempio di bravi mentori, altre volte per lo shock di un incidente, di avere assistito a una disgrazia.

John Lippmann: La cultura della subacquea può far nascere amicizie improbabili tra persone che conducono vite completamente diverse e che non avrebbero altrimenti molte possibilità, o interesse, a interagire. Le amicizie tra compagni di immersione possono diventare molto forti, sviluppano fiducia e vari livelli di interdipendenza. È anche vero che molti di questi gruppi creano cerchie ristrette, a volte strumentali alle dinamiche di gruppo ma che possono essere fonte di attrito.

Alessandro Marroni: Sono fermamente convinto che cultura della subacquea ricreativa significhi consapevolezza, preparazione, buon senso, rispetto per il regno acquatico e per gli altri subacquei. Purtroppo, sono risultati che richiedono qualità trasmesse da una parte da cultura ed esperienza, e dall'altra consolidate con lo studio, l'attenzione, la capacità acquisita di valutare e prevenire i rischi. La prima cosa di cui essere consapevoli è che le immersioni si fanno in acqua, dove noi esseri umani non potremmo sopravvivere se non adottassimo misure particolari, muovendoci sì con passione e curiosità, ma anche e soprattutto con competenza e prudenza.

Quali sono le qualità di un subacqueo consapevole della sicurezza?

Marroni: Un subacqueo consapevole vuole capire i limiti di sicurezza delle immersioni con la stessa passione che dedica alla fotografia subacquea, alla biologia marina o al puro piacere della scoperta. È anche consapevole degli altri subacquei, capisce le necessità che hanno e i potenziali rischi che rappresentano. Troppo spesso coppie o gruppi di subacquei messi insieme frettolosamente producono eventi tragici che si sarebbero potuti evitare molto semplicemente con una scelta più attenta e controlli preimmersione.

Lippmann: Un subacqueo “consapevole della sicurezza” (o, per meglio dire, “preparato alla sicurezza”) ha diversi tratti caratteristici, tra i quali un forte senso di autoconservazione e responsabilità, voglia di conoscere i rischi pertinenti e consapevolezza della propria salute fisica, mentale e medica. Questo tipo di subacqueo si informa sul sito e sui possibili rischi, ed è pronto a rinunciare a un'immersione, se necessario, senza farsi condizionare dal gruppo ad accettare rischi inutili.

Heinerth: Credo che il subacqueo consapevole della sicurezza sia quello pienamente partecipe dell'attività. Il subacqueo consapevole valuta una data immersione e si chiede: “Sarei pienamente capace di soccorrere me stesso in questo ambiente, e sarei pienamente capace e disposto a soccorrere un compagno se necessario?” Un subacqueo sicuro entra in acqua solo se la risposta è un inequivocabile “sì”.

Qual è il ruolo delle agenzie didattiche nel creare e diffondere la cultura della sicurezza?

Lippmann: Hanno l'autorità e la responsabilità di rilasciare le certificazioni, e per questo hanno un'influenza enorme sui professionisti della subacquea. È importante che le agenzie formino istruttori e guide campioni della sicurezza, che seguano il loro operato e che forniscano assistenza adeguata nell'applicazione della cultura della sicurezza. Gli istruttori che infrangono in modo significativo o sistematico i normali standard di sicurezza devono essere opportunamente sanzionati.

La campagna “Responsible Diver” della PADI e la campagna per educare i subacquei a risalire lentamente facendo le tappe di sicurezza sono ottimi esempi del ruolo che le agenzie possono avere nell'educare i subacquei alle basilari regole di sicurezza.

Heinerth: Le agenzie didattiche hanno la possibilità di impostare già dall'inizio le regole di base e di far capire ai subacquei che le norme di sicurezza nascono da esperienze sul campo. Un solo istruttore che non rispetti gli standard può, se non fermato, condizionare centinaia di futuri subacquei, che a loro volta potrebbero influenzare un'altra generazione di subacquei. Mantenere elevati gli standard è fondamentale per far crescere in modo coerente le prassi per immersioni sicure.

Marroni: La necessità commerciale di far espandere il settore della subacquea ricreativa ha favorito a volte l'idea errata che le attività in acqua presentino rischi scarsi o nulli. Credo che le agenzie didattiche possano essere determinanti a cambiare le cose attraverso l'introduzione della componente "hazard identification and risk assessment" (HIRA) nei loro corsi, così da aumentare sia la sicurezza che la forza di attrazione dello sport.

Gli operatori della subacquea come possono contribuire alla cultura della sicurezza?

Heinerth: Ora gli operatori della subacquea fanno a gara per offrire esperienze sempre più adrenaliniche. Ma io ho imparato presto che l'entusiasmo è contagioso. Se ami quello che fai, i tuoi clienti ameranno le loro esperienze con te. La meraviglia e l'appagamento sono già nel semplice stare sott'acqua. Se hai la fortuna di vedere una splendida manta è fantastico, ma può essere altrettanto emozionante vedere un Apogon con la bocca piena di uova. Essere soddisfatti da un'immersione non richiede grandi profondità o rischi inutili.

Marroni: Molti operatori non si rendono conto dei rischi e tanto meno delle responsabilità che hanno nei confronti dei clienti. Capita ad esempio che non facciano caso al livello tecnico o allo stato di salute dei loro ospiti, o alla sicurezza ambientale e tecnica, alla sicurezza della barca o della stazione di ricarica.

Lippmann: Gli operatori hanno l'obbligo di assicurare la piena efficienza delle loro attrezzature così come la competenza, l'aggiornamento e l'attenzione dei membri dello staff, nonché il corretto abbinamento dei subacquei con i siti d'immersione. Se non otteniamo un servizio con livelli di sicurezza adeguati, possiamo rivolgerci senza problemi a un altro operatore subacqueo.

Come possiamo promuovere la cultura della sicurezza subacquea?

Lippmann: Le relazioni e le analisi degli incidenti forniscono validi strumenti sui quali basare adeguati protocolli di prevenzione. Qui il DAN gioca un ruolo chiave, e la comunità subacquea potrà trarre grandi benefici se aiuterà il DAN a raccogliere informazioni relative a imprevisti e a veri e propri incidenti così da poter orientare meglio l’addestramento e le pratiche di immersione. Purtroppo, per paura di ripercussioni legali o commerciali, in alcuni posti c'è una tendenza a trattenere informazioni importanti sugli incidenti. Sarebbe bello se questo cambiasse.

Heinerth: Anni fa seguii un corso tenuto da un grande modello di ruolo, Dale McKnight, a Tobermory, in Canada. Lavorammo seriamente per giorni, facendo esercizi e pianificando l'immersione più profonda (e prima immersione con decompressione) che avessimo mai fatto. Mentre eravamo in barca per raggiungere il punto d'immersione, Dale ci disse che eravamo stati così bravi che voleva premiarci con 3m. extra di profondità e cinque minuti in più di tempo di fondo. Mentre i miei compagni schiamazzavano felici, io sentivo crescere l'angoscia. Con la testa china, mormorai sommessamente che non mi sentivo pronta e che sarei rimasta sulla barca. Ero delusa e imbarazzata. Dale tentò invano di convincermi a fare l'immersione.

Dopo qualche minuto, Dale redarguì gli altri subacquei perché gli avrebbero consentito di trasformare un'immersione sicura e pianificata in una cosa alla “fidatevi di me”. Non capii subito cosa stesse succedendo, ma poi mi resi conto che si stava congratulando con me, che avevo superato quel test. Fu una lezione importante: chi vuole veramente farcela deve sapere quando è il momento di fermarsi e tornare indietro.

Marroni: Possiamo promuovere la cultura della sicurezza subacquea mentre trasmettiamo l’amore per il regno acquatico spiegando con molta chiarezza che le meraviglie del mare non si conquistano facilmente, bensì richiedono regole semplici ma ferree che ci aiutano ad evitare di essere sopraffatti dalle forze della natura.

Dobbiamo diffondere questo messaggio in ciascun corso, prima di ogni immersione e attraverso tutti gli articoli e i documentari che parlano di subacquea. È importante evitare di assecondare i messaggi superficiali su quanto sia facile andare sott'acqua e gli “scoop” catastrofici e disinformativi che seguono gli incidenti e le morti da immersione. L’impegno del DAN in questo senso dura da 30 anni, e penso che i risultati provino l’efficacia di questo approccio.

Incontriamo gli esperti

Jill Heinerth, esploratrice e documentarista subacquea di punta, è la donna che si è addentrata più a fondo nei sistemi di grotte sommerse. Come riconoscimenti per una vita dedicata alla difesa dell’ambiente acquatico ha ricevuto i premi Wyland Icon e Sea Hero of the Year. Per gli straordinari risultati ottenuti, la Royal Canadian Geographical Society ha conferito a Jill Heinerth la prima Medal for Exploration. I suoi scritti e le sue fotografie compaiono in prestigiose pubblicazioni in tutto il mondo.

John Lippann è il fondatore del DAN Asia-Pacific (DAN AP), costituito nel 1994 per aumentare la sicurezza delle immersioni subacquee nell’area Asia-Pacifico. È stato presidente, direttore esecutivo e direttore didattico del DAN AP per 20 anni, direttore dell’Alert Diver Asia-Pacifico per 13 anni ed è attualmente presidente e direttore di ricerca del DAN AP. Esperto di fama mondiale di sicurezza subacquea, ha scritto sull’argomento un gran numero di libri e di articoli. Nel 2007 John Lippmann ha ricevuto una decorazione dell’Order of Australia per il servizio reso nel campo della rianimazione, primo soccorso e sicurezza dell’attività subacquea con autorespiratore.

Alessandro Marroni, M.D., è fondatore e presidente del DAN Europe e presidente dell’International DAN. È anche vicepresidente del Comitato Europeo di Medicina Subacquea (ECHM) e docente di medicina iperbarica presso le università di Belgrado, Padova, Palermo e Pisa. Alessandro Marroni ha scritto più di 250 saggi e articoli scientifici di medicina subacquea e iperbarica ed è istruttore subacqueo dal 1966.

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