Foto: Matteo Varenna
Subacqueo preparato

Affrontare la paura in immersione

La paura è quell’onda emotiva fredda che fa da barriera ad ogni ulteriore movimento e progresso. Di certo una delle emozioni umane più primitive, la paura rappresenta una reazione adattativa al pericolo ambientale. In caso di minaccia, il nostro sistema biologico offre una serie di stati per preservare la sopravvivenza: freeze (iper-vigilanza) – flight (fuga) – fight (lotta) – fright (immobilità) – flag (resa) – faint (svenimento) / Schauer e Elbert, 2010. Tutti hanno un’utilità limitata sott’acqua e possono tendere a creare più problemi di quanti ne risolvano. Naturalmente, i rischi dello stato di “combatti e fuggi” sono chiari a qualsiasi subacqueo che abbia una buona conoscenza della fisiologia subacquea. Purtroppo, le risalite rapide sono uno degli incidenti più frequentemente segnalati.

In immersione, ci sono molte potenziali fonti di paura immediata. Dai problemi con l’attrezzatura, all’incontro occasionale con fauna marina aggressiva, al traffico dovuto alle imbarcazioni. Oltre alla serie di minacce presenti sott’acqua, ci sono i problemi preesistenti che i subacquei possono portare con sé. Le fobie per le creature, gli spazi chiusi, le altezze, il buio, il blu libero, sono tutti fattori che comportano il rischio di una forte reazione. Anche i fattori scatenanti di precedenti traumi irrisolti possono talvolta ritrovarsi in acqua, insieme a paure umane meno tangibili: fallimento, rifiuto e perdita di controllo.

La paura va evitata?

Sì e no. Gli effetti fisiologici della risposta alla minaccia, ad esempio il cambiamento del ritmo respiratorio che diventa rapido e superficiale, o il battito cardiaco accelerato, possono causare problemi durante le immersioni, ed eventualmente degenerare in panico. La paura può anche rendere difficile pensare e risolvere i problemi. La questione non riguarda “solo” la paura, ma la reazione a cascata che ne può derivare.

La reazione iniziale, che consiste nel fermarsi e nel diventare più vigili, è adattiva e può aiutarci ad affrontare un ambiente come quello subacqueo. Ci permette di prendere coscienza di un problema e di riflettere su cosa fare. FERMARSI-PENSARE-AGIRE, giusto? Allo stesso modo, la reazione istintiva del “combatti o fuggi” può essere utile per fornire energia all’azione, ma è uno stato che può facilmente andare fuori controllo sott’acqua. Questo può accadere per motivi fisici, come una respirazione veloce e superficiale, che aumenta lo stress, o per motivi psicologici, come preoccupazione e resistenza a provare emozioni.

Tutto ciò può portare il subacqueo verso il vortice del panico e la perdita della capacità di pensare e agire con chiarezza. Quando combattere o fuggire non è un’opzione, la fase successiva è quella dello spavento e dell’immobilità. È qui che la paura è più intensa, perché la persona è effettivamente paralizzata ma consapevole della minaccia. Da qui, la persona inizia a disconnettersi e a intorpidirsi, a perdere energia e persino a cadere nell’incoscienza. È chiaro che queste ultime fasi hanno un impatto negativo durante l’immersione.

Anche se la paura può essere sperimentata nell’ambito di queste reazioni, questa è solo un aspetto. La paura è un’onda di energia che si muove attraverso il nostro corpo in una progressione naturale. La parte centrale dell’onda rappresenta i processi fisiologici, come il rilascio degli ormoni dello stress. Questo può essere un problema, ma sono le reazioni a cascata che portano davvero ad incidenti.

La paura da sola non è il problema. Proviamo paura anticipatoria quando percepiamo una fonte di minaccia. Potrebbe trattarsi di una minaccia reale, ma anche solo i nostri pensieri possono innescare la reazione di difesa. “E se mi manca l’aria?” oppure “Non credo di essere pronto per questa immersione profonda!”. La paura è spesso il segnale che qualcosa non va e ci ricorda di agire in modo efficace. Ci ricorda quali sono i nostri limiti e ci spinge a riflettere sulla situazione.

Come subacquei abbiamo bisogno di avere paura. Abbiamo anche bisogno della capacità di regolare le emozioni e l’attenzione di fronte alla paura. Ciò di cui non abbiamo bisogno è lo stato reattivo, energico e non pensante in cui la paura può portarci quando le resistiamo. Il modo in cui resistiamo alla paura può in realtà causare più problemi dell’emozione stessa. In primo luogo, non dare retta a una paura valida può significare andare incontro a una situazione a cui non siamo preparati. In secondo luogo, la mancata volontà di provare emozioni forti come la paura può di per sé stimolare il panico. In questo caso, piuttosto che riconoscere la paura e agire, il subacqueo scappa dalla paura e ignora il problema. Questo tenderà a creare altri problemi e il panico può degenerare. In terzo luogo, il nostro ego può rendere difficile rinunciare o interrompere l’immersione. In quarto luogo, ignorare il problema può aumentare il rischio, perché la nostra attenzione sarà tutta concentrata a neutralizzare la paura invece di affrontare il vero problema.

Immergersi con la paura?

È sempre possibile provare questa sensazione, quindi imparare a immergersi con la paura è parte integrante dell’essere subacquei. Ciò non significa mettersi nei guai, ma riconoscere i segnali e sviluppare competenze tecniche e psicologiche per un’immersione sicura. Ecco alcune opzioni:

  • Riduci al minimo le possibilità di fronteggiare situazioni che scatenano paura. Puoi farlo scegliendo corsi e formatori validi, e costruendo esperienze entro il range della tua formazione. L’incertezza è all’origine di molte paure. Con conoscenza ed esperienza riduciamo al minimo l’incertezza: sappiamo cosa fare.
  • Affronta ansie, fobie e traumi preesistenti – in particolare quelli legati all’acqua – prima di imparare a immergerti. Affronta reazioni forti o tensioni dovute a esperienze negative in immersione, fuori dall’acqua.
  • Fai caso a quello che porti con te quando vai in acqua. Hai in testa contrasti personali? Allora cerca di affrontarli prima dell’immersione e alleggerisci il carico di stress.
  • Considera la paura come un’onda di energia. C’è una causa scatenante, segue una cascata di azioni ormonali e nervose, infine si esaurisce in un rilascio di energia. Se durante un’immersione qualcosa ti spaventa per un breve periodo, può essere utile fermarsi e far passare quest’onda.
  • Una delle cose più efficaci è anche la più semplice: fai una pausa e ascolta quello che la paura sta cercando di dirti. Potrebbe trattarsi di informazioni utili, come ricordarti di controllare il manometro.

  • Impara a disinnescare pensieri ed emozioni. Fai un passo indietro, acquisisci consapevolezza dell’emozione che stai provando, e del fatto che tu sei parte del contesto di questa esperienza. La distanza agisce come una porta tagliafuoco e può aiutarti a capire se è richiesta un’azione, o se puoi lasciare andare la paura.
  • Accettazione e volontà: la maggior parte del caos che nasce dalla reazione alla minaccia non è la paura, ma lo stress aggiunto dalla resistenza alla paura. Essere disposti a provare un’emozione spiacevole può calmare la reazione, a mantenere la lucidità, la respirazione e il battito cardiaco a ritmi sostenibili.
  • Accettazione radicale: alcuni subacquei probabilmente praticano l’accettazione radicale, ovvero affrontare la paura abbracciando completamente il peggiore dei casi. Anche se questa pratica è probabilmente più adatta a subacquei tech e cave, è comunque interessante.
  • Prova il mental training. Alcuni studi hanno dimostrato che simulare mentalmente abilità subacquee può ridurre lo stress e la paura quando si fanno le prime immersioni o si prova qualcosa di nuovo. Aiuta anche a sviluppare competenze, rendendo meno probabile la paura.
  • Esposizione a situazioni temute: nelle circostanze più adatte, provare paura mentre si fa qualcosa ridurrà la paura nelle ripetizioni successive. Un buon addestramento incorpora un’esposizione misurata al potenziale fallimento e avrà una rete di sicurezza incorporata in modo che gli allievi possano provare un po’ di paura, e apprendere le abilità necessarie per risolvere il problema con un rischio minimo.
  • Esposizione alla paura. Puoi farlo anche a casa, sul divano! Immagina la cosa di cui hai più paura e osserva come reagisce il tuo corpo. Prendi coscienza della sensazione e crea uno spazio per la sua presenza. Permettendo al corpo di rilassarsi quando prova paura, gli si insegna a regolarsi in modo efficace, rendendo meno probabili le reazioni di fuga.

And then there are therapies that help address recurring anxiety, anticipator fear or blocks to performance. I find Eye-Movement Desensitisation and Re-Processing is particularly useful for divers.  It can be used to reduce the distress and the chance of being retriggered that sometimes is left after a bad experience.  It also has uses in creating calmer and more effective behavioural responses for future scenarios.

Let’s not fear fear.  Not only is fear, and learning to handle it, part of diving, it also reminds us how valuable the experience is. There’s a theory with extreme sports: that we love them so much because the closeness to the possibility of death generates the joy of feeling alive.  How close we get to that line varies between people.  For recreational divers, it’s more like looking over a steep drop with a solid barrier, while for the adventurers it’s leaping off with a parachute. But in all cases, openness to fear also brings openness to joy and awe.


Pull quotes

  • “When something bad happens, you have an immediate physiological response. Your heart starts to race and your mind erupts into a million and one thoughts. I try to immediately take a deep, slow breath, and think to myself, “Emotions, you won’t serve me well right now.” —Jill Heinerth
  • “If you don’t embrace your fear, you will spend your entire life running from it.”——Jill Heinerth

The Six Defence Reactions (Shauer and Elbert, 2010)

These researchers postulate that the cascade ”Freeze-Flight-Fight-Fright-Flag-Faint” is a coherent sequence of six fear responses that escalate as a function of defence possibilities and proximity to danger during life-threat. These are the six responses.

Freeze: an initial orienting response to pause and scan for threat and sources of help.

Flight/Fight: a physiological state of high arousal that aids an organism to escape the threat. (Similar state, different behaviours).

Fright: where fight/flight are not available, or unsuccessful, a physiological state of being frozen in fear.

Flag:the physiological arousal level falls and there is disconnection, reduction in ability to think and emotional numbness.

Faint: a state of immobility and, often, unconsciousness.


References:

Schauer, M., & Elbert, T. (2010). Dissociation Following Traumatic Stress Etiology and Treatment. Zeitschrift Fur Psychologie-journal of Psychology, 218, 109-127.


Sull’autore

Laura Walton è una psicologa clinica e istruttrice sub, che unisce la psicologia e le immersioni subacquee per aiutare le persone ad immergersi meglio. Laura fornisce servizi psicologici specializzati per subacquei e corsi accessibili. Dal 2012 guida e insegna immersioni subacquee nel Regno Unito, e attualmente è PADI IDC Staff Instructor presso The Fifth Point Diving Centre, a Blyth (UK).


Traduttore: Cristian Pellegrini

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