Foto: DAN Europe staff
Subacqueo preparato

Immergersi in team: consapevolezza e posizionamento

Un team è un gruppo di persone legate da uno scopo comune. Un gruppo non costituisce necessariamente un team. I team di norma sono composti da membri con abilità complementari e generano sinergia attraverso uno sforzo coordinato, il che permette ad ogni membro di massimizzare i suoi punti di forza e minimizzare le sue debolezze.

Secondo Naresh Jain, "i membri di un team devono imparare ad aiutarsi a vicenda, aiutare gli altri membri del team a realizzare il loro vero potenziale e creare un ambiente che permetta a tutti di andare oltre i propri limiti".

Un team di subacquei dovrebbe condividere capacità e valori comuni, fornendo ridondanza l'uno all'altro. Questo include procedure e protocolli identici, skillset, esperienza, conoscenze per perseguire l'obiettivo, simile configurazione di attrezzature e altro ancora. Una parte vitale dell'immersione in team è essere consapevoli delle capacità del team, dello stato fisico e mentale, ed essere pronti a proteggere, sostenere e rafforzare gli individui che ne fanno parte. È pratica comune che i compiti siano distribuiti tra i membri del team: navigazione primaria, stendere una linea, lanciare un SMB, gestire fotocamera/videocamera, gestire la fase decompressiva… Tutti i membri del team dovrebbero essere totalmente ridondanti rispetto a questi compiti, e quindi tutti dovrebbero essere in grado di eseguirli e subentrare all’altro se necessario.

Mi piace pensare a un solido team in immersione come a un cervello collettivo, che interagisce e si integra perfettamente, la forza di un subacqueo moltiplicata per il numero dei membri del team. Il cervello collettivo può eseguire compiti e creare un livello di sicurezza e comfort che va ben oltre la portata del singolo subacqueo ricreativo, rendendo l'immersione in team lo strumento perfetto per immersioni orientate ad un progetto.

L'immersione può e deve essere un'attività di squadra. Per me l'attenzione al team è fondamentale e contribuisce notevolmente alla sicurezza, al comfort e al successo delle immersioni orientate ad un preciso obiettivo.

JP Bresser, Istruttore GUE

Vi siete mai soffermati ad osservare uno stormo di uccelli? Centinaia, a volte migliaia di storni volano insieme in uno schema vorticoso e mutevole, girando e cambiando direzione in un batter d’occhio. Come possono queste nuvole di uccelli volare come uno solo e coordinare coreografie così complesse, in perfetta sincronia? Ok, uno storno può saper virare quando vira il suo compagno vicino, ma come centinaia e persino migliaia di storni riescano a virare simultaneamente, quando quelli alle estremità del gruppo sono separati da spazi considerevoli e centinaia/migliaia di altri uccelli, questo rimane un mistero… Noi non siamo storni e i nostri nugoli di subacquei tendono a limitarsi a una manciata di individui. Ma che ne dite se, al di là della coreografia, riuscissimo a immergerci come un tutt'uno, specchiandoci l'uno con l'altro o svolgendo compiti complementari, sostenendoci a vicenda in posizione perfetta? Non sarebbe più divertente e più sicuro essere in grado di posizionarci e comunicare, anticipando il piano d’immersione e mitigando i rischi, se dovessimo affrontare una situazione inaspettata?

Nel corso della nostra formazione subacquea, partiamo dalla consapevolezza di noi stessi, concentrandoci sulla gestione del nostro “Castello di carte”, inizialmente assai instabile: respirazione e controllo della galleggiabilità, assetto e tecniche di propulsione. Metaforicamente, in questo caso con un altro tipo di “ali”, impariamo a volare. Con maggior pratica iniziamo ad acquisire più padronanza e rivolgiamo progressivamente la nostra attenzione verso l'esterno, godendo maggiormente dell'ambiente e della compagnia degli altri, fluttuando alla giusta distanza, in un mondo subacqueo tridimensionale. Concetto di team e consapevolezza sono due nozioni che non abbiamo ancora sviluppato completamente. Siamo semplicemente un gruppo di individui che si immergono nello stesso posto allo stesso tempo, senza avere molte informazioni sull'attrezzatura che sta usando il nostro compagno d’immersione, sul suo livello di abilità o sulla gestione delle procedure di emergenza, che potrebbero essere molto diverse. In questa fase, le comunicazioni in immersione sono più una catena di reazioni che di anticipazioni: si limitano a qualche segnale casuale di “OK”, o “Guarda qui", fino a quando il manometro di qualcuno nel gruppo segnala che è arrivato il momento per tutti di tornare indietro. Se un subacqueo sparisce durante il tragitto, abbiamo imparato a cercare per un minuto prima di riemergere. L'intero quadro è quello di un'immersione mal pianificata da un gruppo disorganizzato e insicuro di subacquei. Sperando che nessuno finisca per prendere a pinnate la maschera del compagno, perché avendolo perso di vista si gira inaspettatamente per capire dove sia finito.

Ora, sono due gli obiettivi principali nell'immergersi in team: la sicurezza e la complementarietà. La sicurezza si raggiunge quando un numero ragionevole di subacquei (due, tre al massimo, quattro se divisi in due team) si uniscono per affrontare insieme un problema, come un guasto all'attrezzatura o una navigazione intricata, oppure per affrontare questioni ambientali. Il concetto di ridondanza nelle immersioni non si applica solo all'attrezzatura, ma anche al numero di cervelli e paia d'occhi disponibili per affrontare qualsiasi situazione. Alcune immersioni, come quelle in decompressione, richiederanno ai subacquei di replicare le azioni l'uno dell'altro, come parte della procedura che hanno appreso durante l'addestramento. La complementarità entra in gioco quando i subacquei diventano dipendenti l'uno dall'altro e vengono assegnati ruoli e compiti diversi per completare una missione. Gli ambienti ostruiti sono un buon esempio in cui un subacqueo incaricato di stendere una linea può guardare avanti, mentre l'altro guarderà indietro e potrà individuare qualsiasi interferenza nella linea, e potrà fornire supporto luminoso con le torce.

 

“Il concetto di ridondanza nelle immersioni non si applica solo all'attrezzatura, ma anche al numero di cervelli e paia d'occhi disponibili per affrontare qualsiasi situazione”

 

Qualunque sia la configurazione dell'immersione, il team pianifica l'immersione, visualizza il piano, si immerge in base al piano e rispetta il fatto che ogni membro del team può terminare l'immersione in qualsiasi momento, per qualsiasi motivo. Più che una regola d'oro, è una salvaguardia.

Il concetto di team si basa anche sulla consapevolezza e sul corretto posizionamento ai fini della comunicazione e della sicurezza. La consapevolezza è uno stato di coscienza che detta una successione di azioni comportamentali. La capacità di percepire, sentire, conoscere e agire viene strutturata dall'esperienza. Ogni subacqueo è immerso in un mix di consapevolezza: di sé, periferica e strutturale del gruppo. La sua attenzione è prima di tutto rivolta alla sua capacità di gestire se stesso sott'acqua, e poi di rispondere ad altri stimoli ambientali o sociali. Di conseguenza, la consapevolezza del subacqueo non dovrebbe essere distratta da elementi come scarsa galleggiabilità e assetto, o dalla incapacità di comunicare agevolmente uno di fronte all'altro.

Il posizionamento è principalmente influenzato da due assi: respirazione e controllo della galleggiabilità, assetto e tecniche di propulsione efficienti, come trattato nei precedenti articoli della serie Castello di carte. Essere in grado di procedere fianco a fianco, a distanza di un braccio, o a distanza di mezzo corpo se uno dietro l'altro, aumenta la velocità di risposta quando si presenta un problema. Essere in grado di localizzare visivamente i membri del team semplicemente girando la testa, o attraverso una comunicazione luminosa passiva, senza bisogno di girarsi continuamente, è una salvaguardia che impedirà di prendere a pinnate la maschera di un compagno o di danneggiare l'ambiente. La capacità di posizionarsi uno di fronte all'altro durante le discese e le risalite, e di usare l'ambiente per la sicurezza del team, migliora le procedure di comunicazione e permette una corretta catena di reazioni nel caso in cui un membro del team soffra di qualche tipo di vertigine o di un guasto all'attrezzatura. Anche l'uso dell'ambiente come potenziale supporto fisico fa parte della consapevolezza del team: ad esempio, usare una cima piuttosto che andare alla deriva nel blu, posizionare la squadra parallelamente a un drop off piuttosto che voltare le spalle, essere in grado di lanciare un SMB in profondità per sostenere la risalita del team, notificando tempestivamente a chi si trova in superficie il suo posizionamento.

La comunicazione di team si basa su un linguaggio comune che deve essere imparato, praticato e convalidato prima dell'immersione. Dopo un certo numero di immersioni di pratica, il team impara a parlare con una sola voce.  Se il team dovesse cambiare, la voce non dovrebbe essere diversa. Questa è paradossalmente una delle maggiori differenze tra il mondo subacqueo ricreativo e quello tecnico: mentre la maggior parte dei subacquei ricreativi ricevono un briefing che include le comunicazioni subacquee, e che tipicamente varia da un luogo all'altro, gran parte della comunità subacquea tech ha adottato un linguaggio internazionale comune, indipendente dall'agenzia didattica di appartenenza. Una volta sott'acqua, le parole evaporano e la comunicazione passa su altri mezzi: segnali manuali, scrittura, segnali luminosi e contatto tattile. Eppure (anche sott’acqua) gran parte della vera comunicazione è non parlata, il che ci riporta al concetto di consapevolezza. La maggior parte di noi ha un suo buddy preferito – quello con cui amiamo immergerci perché capiamo cosa sta facendo, anche senza il bisogno di  esprimerlo. Questa capacità di vedere oltre la maschera, di “leggere” gli altri membri del team, di usare l'ambiente e capire qual è la situazione attuale e come interagire, non è un miracolo – ci vogliono tempo, pratica e umiltà. Esistono dei percorsi specifici all’interno dei corsi formativi, dove si possono sviluppare queste abilità critiche, e che evidenziano la capacità del team di far fronte a qualsiasi situazione.

La maggior parte delle agenzie didattiche offre un corso d'immersione Solo divinginsistendo sulla ridondanza dell'attrezzatura e altre procedure di sicurezza. Alcuni subacquei, naturalmente, sosterranno che a volte è più sicuro immergersi da soli piuttosto che in cattiva compagnia, e questo è forse erroneamente vero. Le differenze di percezione tra i subacquei dovrebbero essere affrontate in superficie, prima dell'immersione, per capire cosa rende la compagnia meno desiderabile. La maggior parte delle volte la questione riguarderà uno dei fondamentali dell'immersione, oppure delle lacune in comunicazione, preparazione e pianificazione, prima ancora che qualcuno immerga anche solo la punta della pinna in acqua…

 

“Una volta sott'acqua, le parole evaporano e la comunicazione passa su altri mezzi: segnali manuali, scrittura, segnali luminosi e contatto tattile. Eppure (anche sott’acqua) gran parte della vera comunicazione è non parlata…”

 

La subacquea consiste più nell'impegnarsi per un obiettivo comune, condiviso, piuttosto che nel raggiungere la grandezza da soli. Ritrovarsi è un inizio, restare insieme è un progresso, e immergersi come un tutt'uno è un successo. Gli antropologi ammirano la notevole capacità degli storni di mantenere la coesione di gruppo in ambienti altamente incerti e con informazioni limitate. Quando c'è incertezza, interagire con un numero limitato di vicini ottimizza l'equilibrio tra coesione di gruppo e sforzo individuale.


Sull'autrice

Audrey è un'istruttrice subacquea tecnica, specializzata in corsi sidemount e cave. Opera principalmente in Europa ed in Messico, ed è nota per la sua attività di fotografa sub, mentre ritrae subacquei tecnici che esplorano le profondità del mare o suggestive grotte.

I suoi lavori sono stati pubblicati su numerose riviste di settore o media generalisti come Wetnotes, Octopus, Plongeurs International, Perfect Diver, Times of Malta, Alert Diver e SDI/TDI.


Traduttore: Cristian Pellegrini

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