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Parlare sott’acqua

Per ragioni di sicurezza, ma anche per divertirci di più, sott’acqua si comunica, ci si scambiano notizie e informazioni. Potemmo aver bisogno di segnalare che sta passando un delfino, oppure che vogliamo risalire, o che siamo ‘in riserva’ con l’aria. E come si fa con un erogatore in bocca?

Alcuni professionisti della subacquea usano le cosiddette maschere ‘granfacciale’. Sono delle maschere speciali che includono anche la bocca e permettono alle labbra di rimanere libere dal boccaglio dell’erogatore. Alcune possono essere dotate di microfono e trasmettitore, e di un auricolare che consente di udire sott’acqua, ma non è né una soluzione diffusa né a portata di mano. La maggior parte dei subacquei comunica benissimo sott’acqua usando le mani.

Si usa una specie di alfabeto muto, che se impiegato con fantasia può essere molto efficace e divertente. I segnali sono molti, ne elenchiamo solo alcuni per dare un’idea di come si fa.

Il primo segnale che imparano i subacquei è l’OK, ovvero: tutto bene. Si fa formando un cerchietto con indice e pollice.

Il contrario dell’OK è il segnale di ‘Qualcosa non va’.  Si fa aprendo la mano con il palmo verso il basso e le dita ben distese, poi si fa oscillare la mano da destra a sinistra a polso fermo. Il subacqueo dopo aver dato il segnale di ‘Qualcosa non va’ è tenuto a indicare l’area del problema puntandolo col dito indice, per esempio l’orecchio se sentite fastidio.

Il segnale sul quale nascono le più grandi discussioni e fraintendimenti è il segnale di ‘Andiamo su’. Si fa col pollice su, come sull’icona ‘mi piace’. Spesso i subacquei alle prime armi se ne dimenticano. Attenzione a usare questo segnale correttamente col vostro compagno o istruttore, potreste ritrovarvi in barca anche se sott’acqua vi stavate divertendo un sacco!

‘Scendiamo’ invece si fa con il ‘non mi piace’, ovvero col pollice verso il basso. Anche qui attenzione a non confondere il mare con i Social Network…

‘Vai piano’ e ‘STOP’, fermati, sono gli stessi che si usano in strada per chiedere agli automobilisti di rallentare o di fermarsi.

Se c’è qualcosa da guardare, si tocca il vetro della maschera con indice e medio aperti a V: questo segnale significa ‘Guarda’, ma poi, come nel ‘Qualcosa non va’ bisogna indicare il soggetto, che può essere una creatura marina o un pezzo dell’attrezzatura.

Ci sono anche segnali per indicare la presenza di alcune creature marine. Sovrapponendo le mani e movendo i pollici si segnala una tartaruga, un tonno facendo finta di aprire una lattina, e un nudibranchio muovendo due dita per imitare le antennine delle lumachine.

Il segnale di squalo si fa ponendo la mano a taglio sulla fronte, come per indicare la famosa pinna. La cernia, invece mettendo le mani ai lati del viso ed aprendole a intermittenza, simulando le grosse branchie che si aprono e si chiudono.

E se il subacqueo non ci sta guardando? Ci sono molti modi per attirare l’attenzione dei subacquei durante l’immersione. Il più comune è quello di picchiare sulla bombola con un oggetto di metallo. Sott’acqua i suoni secchi e quelli metallici viaggiano molto bene e sono udibili chiaramente. Alcuni subacquei fissano una pallina di plastica con l’elastico intorno alla bombola, altri utilizzano degli ‘shaker’, ovvero dei cilindretti metallici con dentro delle biglie altrettanto metalliche. Ci sono anche dei segnalatori acustici azionati dall’aria nelle bombole, che anche sott’acqua si sentono molto bene e producono una specie di ‘qua – qua’. I subacquei chiamano ‘paperelle’ questi dispositivi.

E di notte? I subacquei di notte s’immergono con le torce. Basta illuminare la mano e fare il segnale se il compagno è vicino. Ma a distanza, o comunicando con un gruppo di subacquei, si utilizza il raggio di luce descrivendo delle figure: si forma un cerchio per l’OK, oppure si muove il fascio di luce orizzontalmente per segnalare un problema.

I subacquei s’immergono sempre con fischietti e altri segnalatori acustici per indicare la propria presenza anche a grandi distanze in superficie. Esistono anche segnali di superficie. Sono segnali che servono per lo più a comunicare con la barca o con la riva, a grandi distanze, quindi si fanno con le braccia e non con le dita.

In questo caso l’OK si fa formando un cerchio sopra la testa, con tutte e due le braccia o un braccio solo se si ha una mano occupata.

Infine, se siete dei subacquei evitate di salutare la zia in barca o a riva sbracciandovi: questo innocuo ‘Ciao!’ può scatenare un allarme generale. Perché per i subacquei muovere le braccia tese significa: ‘Aiuto!!!’




Nella vita siamo abituati a tenere un diario dove annotiamo i nostri eventi più importanti. Ogni subacqueo possiede un proprio diario, chiamato logbook, dove scrive e annota ogni singola immersione. Qui di seguito trovi alcune pagine che potrai utilizzare come tuo primo logbook ogni volta che metterai la testa sotto la superficie del mare.

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